Etica cristiana - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Etica cristiana

E
di F. Ferrero
L'etica cristiana è chiamata a dare una risposta agli interrogativi etici partendo dalla fede e dalla vita nuova in Cristo. L'essere cristiano implica anche una prassi ed uno stile di vita. La sua identità non si esaurisce nel credere e nel pregare. La fede e la vita nuova in Cristo si manifestano nel comportamento di ogni giorno. Allora, come vivere in ogni momento storico per essere coerenti con la propria identità cristiana? È possibile qualcosa di specificamente cristiano nelle risposte, teoriche e pratiche, del credente agli interrogativi etici dell'uomo e della società?
La domanda che riguarda la propria identità è costante nella storia delle persone, dei gruppi e delle istituzioni. Si rende particolarmente acuta e urgente nei momenti, personali e storici, di passaggio o di transizione. Ciò avviene quando l'immagine che si aveva di sé e le forme di comportamento in cui si esprimeva, cambiano, mentre non si sono ancora stabilite nel contesto socioculturale altre forme nuove capaci di sostituire quelle precedenti. Infatti, « l'umanità vive oggi un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti che progressivamente si estendono all'intero universo. Provocati dall'intelligenza e dall'attività creativa dell'uomo, su di esso si ripercuotono, sui suoi giudizi e desideri individuali e collettivi, sul suo modo di pensare e agire sia nei confronti delle cose che degli uomini. Possiamo così parlare di una vera trasformazione sociale e culturale che ha i suoi riflessi anche nella vita religiosa » (GS 4). Le ripercussioni di questi cambiamenti sulla morale si manifestano nella diversità e nel pluralismo di quanto si riferisce ad essa, come anche in una serie di domande radicali sulla funzione del cristianesimo nel momento attuale. Sembra che perfino i concetti di peccato, redenzione e salvezza debbano essere riformulati per l'uomo del nostro tempo. E se ci si interroga su quello che il cristianesimo ha di buona novella, gli interrogativi sono ancora maggiori sulla funzione degli imperativi religiosi nel mondo della scienza e della libertà, sulla missione dei cristiani nell'ordine sociale, per non parlare del Magistero della Chiesa nel rispondere ai problemi morali contemporanei.
L'etica cristiana è chiamata a rispondere agli interrogativi che abbiamo appena formulato. Per questo, appunto, le si chiede che, prima di tutto, abbia essa stessa un'idea chiara della sua missione, cioè di ciò che è chiamata a recare nel complesso delle scienze che si occupano di morale. Di qui, l'importanza che hanno oggi in questa disciplina i temi attinenti alla sua identità. Esiste un'etica specificamente cristiana? Ha contenuti propri di tipo normativo, strutturale o esistenziale? Si basa su motivazioni specifiche? Cerca obiettivi particolari? È capace di presentare valori, ideali e norme di comportamento propri? Esiste una prassi e un impegno sociale specificamente cristiani? Quali sono i rapporti dell'etica cristiana con le altre scienze, conoscenze e discipline morali?
Affinché l'etica cristiana possa rispondere a queste domande e rendere servizio al credente che cerca una soluzione ai problemi morali dei nostri giorni, occorre che essa tenga presenti una serie di esigenze. In primo luogo, quella di riconoscere e di assumere « l'autonomia normativa della realtà umana », da cui possa spuntare « una morale umana autonoma previa a ciò che è specificamente cristiano » (M. Vidal). Poi, deve assumere la « mediazione sociopolitica » della razionalità scientifica (C. Boff), cioè, di tutte le scienze che ci permettono un approccio critico alla realtà in cui il credente è chiamato a vivere. Deve anche servirsi della « mediazione ermeneutica » (C. Boff), dell'etica generale e delle discipline teologiche per interpretare questa realtà colta già scientificamente. Inoltre, le esigenze attuali dell'interdisciplinarietà ci dicono che non può essere estranea a quanto questa attività suppone per qualsiasi disciplina che intenda dare una risposta valida ai problemi dei nostri giorni. Infine, deve integrare tutti questi elementi nella « istanza etica cristiana » definita dalla fede e dall'impegno. « Non ci può essere morale cristiana se si prescinde dalla fede (fattore motivazionale o di visione del cosmo) o dall'impegno (fattore di contenuto o di normatività concreta). La visione di fede del cosmo e l'impegno concreto sono elementi imprescindibili dell'èthos di un credente, e, pertanto, della morale cristiana » (M. Vidal).
Con questi presupposti, l'etica cristiana è chiamata a procurare alla riflessione etica e al comportamento cristiano tre apporti fondamentali:
1) La visione del cosmo che proviene dalla fede e che influirà sulla mediazione ermeneutica. A questo riguardo, vogliamo ricordare queste tesi di Hans Küng: « Non è cristiano l'uomo che si limita semplicemente a vivere umanamente, o socialmente, o perfino religiosamente. Cristiano è, prima di tutto, e soltanto, colui che cerca di vivere la sua umanità, socialità e religiosità partendo da Cristo. Il distintivo del cristiano è Cristo Gesù in persona. Essere cristiano significa vivere, operare, soffrire e morire come uomo vero seguendo Cristo nel mondo di oggi ». Il « riferimento a Gesù di Nazaret è il fattore specifico dell'etica cristiana »... « Ciò è stato espresso e vissuto in molte maniere »: imitazione, sequela, Corpo mistico, Regno di Dio, carità, mistero liturgico, ecc. (M. Vidal).
2) Il senso e il significato etico della realtà partendo dalla speranza e dalla carità cristiane. « La Chiesa è la comunità di coloro che hanno abbracciato la causa di Cristo Gesù e vi rendono testimonianza come speranza per tutti gli uomini »... « Cristo in persona è, per l'individuo come per la società, nel positivo come nel negativo, un invito (tu puoi!), una chiamata (tu devi!), una sfida (tu sei capace!). Egli facilita concretamente una nuovo orientamento e un atteggiamento fondamentale, nuove motivazioni, disposizioni e azioni, un nuovo senso e una nuova mèta » (H. Küng).
3) L'impegno cristiano partendo dai presupposti precedenti. Questo si tradurrà, una volta che sarà assunta la normatività umana, in una incarnazione o presenza partecipante nella realtà. Di qui partirà tutto un processo pratico di discernimento critico, di opzioni responsabili di fronte alle varie situazioni e ai problemi, di impegni autentici e di testimonianze profetiche, come sequela e continuazione della missione profetica‑evangelizzatrice di Gesù. Il cristiano, con la testimonianza di vita, della parola e del servizio, è chiamato a rendere reale la presenza del Regno. Come Gesù, il cristiano continua a proclamare e a fare sì che nessuno rimanga escluso da questo evento, specialmente gli esclusi di sempre, i poveri e i peccatori. Per mezzo della sua parola, della sua testimonianza e del suo agire, in comunione con tutta la Chiesa, il cristiano cerca di offrire al mondo uno stile di vita basato sui valori del Regno. Il conflitto profetico che questo processo porta con sé, gli dà una forza di annuncio e di denuncia. Il martirio può apparire alle volte come l'esigenza suprema del comportamento cristiano per creare nel mondo e nella società una visuale alternativa della realtà e mettere in evidenza i valori che devono animare la speranza cristiana. Viverli col radicalismo evangelico che ha caratterizzato i « santi » è la forma più autentica di impegno e di testimonianza nella vita di ogni giorno.

Bibliografia
Aa.Vv., Fede cristiana e agire morale, Ed. Cittadella, Assisi, 1980. Aa.Vv., Problemi e prospettive di teologia morale, Ed. Queriniana, Brescia, 1976. Bastianel S., Autonomia morale del credente, Ed. Morcelliana, Brescia, 1980. Compagnoni F., La specificità della morale cristiana, Ed. Dehoniane, Bologna, 1972. Fuchs J., Esiste una morale cristiana?, Brescia, 1970. Molinaro A., « Teologia della morale », in: Nuovo Dizionario di Teologia, Ed. Paoline, Cinisello B., 1988, pp. 2067‑2081. Vidal M., L'atteggiamento morale I: Morale fondamentale, Ed. Cittadella, Assisi, 1976.
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