Antropologia teologica - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Antropologia teologica

A
di J. J. Tamayo
L'antropologia teologica indica il complesso sistematico delle affermazioni teologiche sull'uomo, o la riflessione articolata metodicamente riguardo al mistero dell'uomo alla.luce della fede cristiana, come è stata espressa nelle varie tradizioni bibliche e nella storia della teologia.
La configurazione dell'antropologia teologica come disciplina con identità propria all'interno della teologia è relativamente recente: data dal secolo XIX. Nella Bibbia, per esempio, non troviamo nulla che assomigli all'attuale trattato teologico sull'uomo, quantunque appaiano dati sufficienti che ci permettono di parlare di una concezione biblica sull'uomo che si distingue nettamente da altre concezioni religiose o filosofiche. L'elemento distintivo va cercato nella visuale in cui si muovono gli autori biblici: la fede in JHWH e la fede in Gesù di Nazaret. L'uomo è pensato nel suo rapporto con Dio e nel suo inserimento nella storia di Dio.
Nella pluralità di visuali sull'uomo che emergono o che sono soggiacenti nei testi biblici, ci sono alcune idee che sono condivise da quanti vivono l'esperienza della fede giudeo‑cristiana. La prima e più importante è questa: l'uomo è « immagine di Dio ». Ciò comporta il fatto di riconoscere l'uomo come creatura e come con‑creatore, come anche la netta distinzione tra Dio e l'uomo e la stretta comunione fra entrambi. La seconda idea, che deriva dalla prima, è la situazione privilegiata dell'uomo nel cosmo. Grazie alla posizione del tutto singolare, l'uomo riceve da Dio il comando di soggiogare la terra (cf Gen 1,28). Ciò vuol dire: liberarsi dal destino fatale di « madre natura » e giungere ad una fruizione umana ed umanizzante della natura liberata dalla sua mitizzazione e dal suo incantesimo. La terza idea si riferisce all'unità psicofisica dell'uomo: questa è attestata ed espressa in forma quasi unanime tanto nell'Antico Testamento che nel Nuovo. Questa idea si scontra frontalmente con l'antropologia dualista greca.
I primi tentativi di sistematizzazione appaiono nella teologia patri‑stica, come per esempio, nel trattato De anima di Tertulliano. La riflessione teologica sull'uomo, intesa come discorso strutturato, sorge inizialmente come uno sviluppo del racconto della creazione. Così, il pensiero antropologico sistematico deriva e si nutre di esegesi. Lo sforzo per chiarire l'immagine cristiana dell'uomo si compie, a sua volta, nel dialogo con le grandi antropologie pre‑cristiane.
Durante il Medioevo, i contenuti propri dell'antropologia non sono riuniti in un trattato speciale, ma sono piuttosto sparsi nei vari trattati.
L'Età Moderna rappresenta il vertice dell'autocomprensione dell'uomo come soggetto. Ciò nonostante, la teologia cattolice non riesce in questo periodo a sviluppare un'antropologia « sulla base di un principio originale che corrisponda all'autoconoscenza già raggiunta dell'uomo come soggetto » (Rahner). Ciò avviene quando entra nella riflessione cristiana la svolta antropologica che assume dialetticamente i due poli della rivelazione: Dio e l'uomo, superando così tanto la riduzione antropologica (teologia‑antropologia), portata avanti con Feuerbach, quanto il radicalismo teologico (Dio come negazione dell'uomo ) sostenuto da Barth.
L'attuale antropologia, la cui sintesi armonica si può trovare nel Vaticano II (cf GS), si svolge in un dialogo critico e fecondo con le varie antropologie, assumendo, da una parte, i nuovi contributi scientifici riguardanti l'uomo, e mettendo in questione, d'altra parte, l'immagine unidimensionale e riduttiva che frequentemente offrono sul dato umano, come anche il carattere chiuso ed assoluto che si suole dare alla concezione « scientifica » dell'uomo.
L'antropologia teologica è oggi specialmente critica con la concezione strumentale dell'uomo presentata dalla tecnologia. Secondo questa, il criterio per valutare l'uomo è la sua utilità nel campo della produzione ed il profitto che rende a servizio della società tecnificata in cui l'homo faber si converte in homo fabricatus. Di fronte ad un simile degrado dell'uomo, l'antropologia teologica, che si ispira alla tradizione biblica e patristica, afferma il valore assoluto ed inalienabile dell'essere umano. Per il fatto stesso, e di fronte ai vari anti‑umanesimi, la antropologia teologica afferma l'uomo come soggetto con una propria identità, non riducibile al mondo inanimato, vegetale o animale, e in dialogo personale con Dio alla cui vita egli partecipa e nella cui orbita privilegiata egli si incontra. Questo è il senso profondo soggiacente nella presentazione biblica dell'uomo come « immagine di Dio ».
L'antropologia teologica mette anche in guardia, di fronte al tanto decantato ed esaltato « umanesimo cristiano », a cui dicono di ispirarsi progetti o programmi politici, sociali o culturali: il più delle volte, ciò che si nasconde dietro di ciò non è altro che una difesa dell'immagine.borghese e classista dell'uomo.

Bibliografia
Benzo M., Uomo profano, uomo sacro. Trattato di antropologia teologica, Ed. Cittadella, Assisi, 1980. G. Colzani, Antropologia teologica. L'uomo, paradosso e mistero, Bologna, 1988. J. Comblin, Antropologia cristiana, Ed. Cittadella, Assisi 1987. Flick M. ‑ Alszeghy Z., Fondamenti di un'antropologia teologica, Ed. Fiorentina, Firenze, 1970. Forte B., L'eternità nel tempo. Saggio di antropologia ed etica sacramentale, Ed. Paoline, Cinisello B., 1993. Gozzelino G., Vocazione e destino dell'uomo. Saggio di antropologia teologica fondamentale (Protologia), Ed. Elle Di Ci, Lsumann (Torino), 1985. Ladaria L.F., Antropologia teologica, Casale M., 1986. Rahner K., Saggi di antropologia soprannaturale, Roma, 1969, Ruiz De la Peña J.L., Immagine di Dio. Antropologia teologica fondamentale, Roma, 1992. Sanna I., L'uomo via fondamentale della Chiesa, Roma, 1989.
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