Vangelo - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Vangelo

V
di A. Salas
La tradizione cristiana chiama vangelo (in greco: euanghèlion = lieto annuncio) tanto la proclamazione del messaggio di Gesù quanto il suo contenuto interno. Veramente, tutta l'esistenza storica di Gesù è un vangelo vivo, anche se non tutto è stato consegnato per scritto. Gesù divulgò il suo messaggio non solo col pronunciare discorsi, ma anche l'aiutare gli infermi, col denunciare gli oppressori privi di scrupoli, ed anche tacendo in situazioni dove non c'era nulla di più eloquente del silenzio. La presenza storica di Gesù, il Figlio di Dio incarnato, si presenta come un libro aperto a cui ogni essere umano può ispirarsi quando si tratta di dare un orientamento alla propria esistenza. Così, dunque, Gesù annunciò un vangelo fattosi vita coi suoi discorsi, con prodigi, denunce, silenzi e col modo di accettare la morte come passaggio verso la vita in pienezza.
Dopo la sua risurrezione, i primi discepoli (Pentecoste) ricevettero, tradotto in categorie vitali, lo stesso messaggio proclamato da Gesù durante tutta la sua vita pubblica. Quello che prima non avevano forse capìto con la loro mente, lo capirono a Pentecoste in modo vitale. In quello stesso momento, si mise in moto l'andatura complessa di un progetto religioso che noi chiamiamo Chiesa. I primi predicatori non facevano altro che trasmettere il vissuto che sentivano dentro di sé dopo il loro incontro pentecostale col Risorto.
Per parecchi anni, i cristiani si limitarono a garantire il loro impegno cristico mettendo in pratica quanto avevano trasmesso loro quelli che, a Pentecoste, erano stati dotati della forza vitale del Risorto. Non si vedeva ancora la necessità di stendere per scritto questi eventi. Quando, però, crebbe il numero dei predicatori, apparve utile fissare per scritto i punti nevralgici del suo messaggio (foglietti volanti) per evitare qualche possibile deviazione religiosa. Fu indubbiamente san Paolo che per primo decise di dare una risposta scritta ai problemi sorti nelle comunità da lui fondate nei suoi viaggi apostolici. Così, dunque, le lettere Paoline sono il primo sforzo per redigere i punti più importanti di quel vangelo che ogni cristiano cercava di vivere con autenticità.
Il potenziale espansivo delle nuova esperienza religiosa richiese che venisse moltiplicato il numero di annunciatori del messaggio. E questi, sempre più lontani dai « Dodici » e dagli altri capi, ebbero bisogno di fissare per scritto il contenuto della dottrina poiché, in casi di dubbi, non avevano nessuno da consultare. Sorsero così le cosiddette « fonti scritte ». Queste, anche se non si sono conservate fino ad oggi, sono comunque servite come norme agli evangelisti, quando questi decisero di comporre le loro rispettive opere. Queste furono richieste dalle varie comunità locali, desiderose di norme che, associate al messaggio genuino di Gesù, servissero a loro volta di conferma e di stimolo per il futuro. Gli evangelisti, che erano membri delle loro rispettive comunità, non fecero altro che riportare nelle loro opere il frutto del loro vissuto cristico, basato su alcune fonti scritte e sui ricordi storici che molti avevano ancora di Gesù.
Sono stati conservati gli sforzi di quattro autori anonimi, che la tradizione identificò con Matteo, Marco, Luca e Giovanni, personaggi molto vicini a Gesù, o perlomeno al cristianesimo nascente. Ciò nonostante, la critica attuale sostiene che si ignorano chi siano gli autori genuini di queste opere . Sono considerate anonime, anche se in esse gli autori riportano non solo la loro visuale personale su Gesù, ma anche il modo con cui la comunità intuì il suo messaggio. Se non fosse così, queste opere non sarebbero state accettate dalle comunità che le avevano sollecitate. Così avvenne di fatto con molti altri tentativi di compilare il messaggio di Gesù. Perciò sebbene oggi si conservino quattro visioni distinte (Mt‑ Mc‑Lc‑Gv) di uno stesso vangelo, si pensa che ce ne siano stati molti altri. Che cosa è accaduto? Una cosa molto semplice: non tutte le comunità hanno accettato la presentazione che un dato autore dava dell'annuncio di Gesù. Quando l'opera non era accettata, essa cadeva subito nell'oblìo. Questa ha potuto essere la sorte di molti vangeli apocrifi e di altri, di cui si suppone l'esistenza, ma non la si può dimostrare. Si comprende perché la riflessione teologica cerchi oggi di scoprire le intenzioni teologiche di ogni evangelista: solo così, sarà in grado di cogliere il messaggio di Gesù. È lì che si deve trovare l'unico vangelo capace di offrire all'umanità questo annuncio liberatore con la forza di mettere in fuga quello che proviene dal peccato e permettere che ogni individuo usufruisca di quella libertà che Dio ha dato all'uomo, creato ad immagine di Dio (Gn 1,27).

Bibliografia
Lambiasi F., L'autenticità storica del Vangeli, Bologna, 1976. Latourelle R., « Vangelo », in: Dizionario di Teologia Fondamentale, Ed. Cittadella, Assisi, 1990, pp. 1395‑1431. Schillebeecks E., L'approccio a Gesù di Nazaret, Brescia, 1972. Zahrnt H. Cominciò con Gesù di Nazaret, Brescia, 1972. Zedda S., I Vangeli e la critica oggi, Treviso, 1970.
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